Quest’articolo prende spunto da un incontro fatto fra alcuni dei nostri psicologi e un gruppo di giovani scout, fra i 17 e i 20 anni, del Como 3° di Prestino. Tra i numerosi suggerimenti di riflessione emersi in quest’occasione pensiamo sia importante approfondirne e condividerne uno: quello dell’autostima e della nascita della propria identità durante l’adolescenza.

L’adolescenza è infatti il periodo della vita in cui la propria identità viene messa maggiormente in discussione. I ragazzi affrontano tantissimi cambiamenti in ogni ambito della loro vita:

  • cambia il corpo e l’immagine che hanno di esso (cosa che porta a volte a sentirsi scomodi e fuori posto nei propri panni)
  • cambia l’immagine che si ha di sé come persona, come figlio e all’interno del gruppo di amici.
  • si inizia a pensare alla sessualità e anche in quest’ambito ci si crea immagini a livello di orientamento e identità di genere.

Tutti questi cambiamenti portano una grande confusione, ma anche il desiderio di sperimentarsi e di poter scoprire sé stessi. Questo è possibile prendendosi il tempo necessario per poter guardare dentro di sé, capendo chi si vuole essere e riuscendo a separarlo da ciò che invece vogliono gli altri.

Entra qui in gioco l’autostima, forse fra tutte le immagini la più importante, l’immagine del proprio valore come essere umano: come faccio a essere sicuro di me quando tutto sta cambiando? Capita quindi a volte che i ragazzi preferiscano mettere delle maschere, mostrandosi forti e sicuri in modo da poter proteggere le proprie fragilità.

Di fronte a queste maschere è spesso difficile, specialmente per i genitori (i quali si trovano a volte impreparati di fronte a questi cambiamenti così veloci!), riuscire a capire davvero cosa vogliano gli adolescenti e aiutarli nel sentirsi più sicuri.

Come possono fare i genitori ad aiutare i ragazzi a sentirsi più sicuri di sé?

In primo luogo cercando di conoscere il mondo dell’adolescente, fatto di emozioni, valori e opinioni del mondo, senza ostacolare il suo processo di crescita e senza rivolgergli critiche fini a sé stesse, perché i mondi degli adolescenti sono mondi nati da poco, quindi molto fragili.

Un atteggiamento utile da mantenere è quello del “lasciare la porta aperta”: mostrarsi, far vedere ai propri figli che si è presenti per loro, ma senza imporre questa presenza, lasciando gli adolescenti liberi di avvicinarsi o di allontanarsi a seconda del loro bisogno.

Allo stesso modo è importante trovare un giusto equilibrio nel modo di supportare, senza correre il rischio di ingabbiare il figlio in troppe regole e consigli oppure finire all’estremo opposto, quello della libertà assoluta priva di confini.

Importantissimo, e allo stesso tempo infinitamente difficile, è per il genitore il dare e donare al figlio senza pretendere nulla in cambio: in un’età in cui è così difficile capire chi si è a volte i ragazzi sono troppo concentrati sul riuscire a trovare sé stessi per avere in mente anche i bisogni dei genitori: insistere su quest’aspetto potrebbe portare il rischio di delusioni o attriti dannosi per la relazione.

Concludendo, il periodo dell’adolescenza è una fase di trasformazioni, dubbi e continue oscillazioni fra grande decisione e insicurezza estrema: un appoggio solido e sempre presente da parte dei genitori può però dare ai figli una base sicura da cui poter partire e da poter usare come fondamenta per la costruzione della propria identità.

di Marco Redaelli, Claudia Verganti e Silvia Viganò, Psicologi Psicoterapeuti presso il Consultorio La Famiglia di Como